LA VITA VUOTA DELLE COSE CHE NON HO

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Questa vita a volte è davvero traballante, ed è difficile tirare il carretto per una donna che deve lasciare i figli a casa da soli a dormire, perché il marito si è liquefatto e invece l’amministratore arriva a battere cassa puntuale come le tasse, e i soldi anche se pochi maledetti e subito li devi svangare!

Là fuori c’è un mondo a dir poco selvaggio, specie se vivi di notte e hai a che fare con quella parte di società un po’ border line, tra la malavita e divertimento estremo, insomma un mondo dove la gente crede che un po’ tutto sia permesso.

Tutte le sere mi trucco come un panda o come un clown, che poi c’è poca differenza e mi vesto o svesto alla 012, che fa un freddo, ma un freddo che il posteriore mi si gela! Mica è facile là fuori sulla strada, tra protettori pronti a farti fuori per un nulla, e drogati che si fanno d’acido, vengono a creare problemi, e poi è un miracolo se ritrovano il tuo corpo tutto intero.

Tra noi lucciole, belle di notte o escort, sì, tra noi c’è solidarietà e se possiamo ci diamo una mano, ma è dura e non tutti riescono a portare la pelle a casa all’alba del nuovo giorno.

Quello che manca nella mia vita, quello che non ho è la sicurezza, la tranquillità e un sacco d’altre cose.

Se ne incontra di gente strana: mariti incompresi, mariti falliti, mariti viziosi, mariti vigliacchi, e fidanzati falsi come le monete da tre euro!

Io mi faccio pagare sempre subito, per evitare scherzi, ma la crisi si vede pure qua, perché ultimamente mi chiedono lo sconto con la scusa della rata dell’auto, della quarta settimana, del mutuo da pagare e vagli a spiegare che i miei figli hanno il brutto vizio di mangiare tutti i giorni o che il mutuo del cavolo devo pagarlo pure io!

Sembro una calamita per i “casi umani”, e ogni tanto vengono a sbattere contro di me personaggi grotteschi, però mi sono anche fatta una clientela fissa che mi dà qualche soddisfazione, ma solo sul lato economico s’intende! La solitudine mi accompagna e disegna dei vuoti, perché quello che mi manca è un uomo che mi ami, una carezza, un sorriso e nonostante i miei figli, quello che non ho è l’amore che tante altre donne hanno a casa.

Ogni quindici giorni mi viene a trovare il ragioniere Benelli, signorino di cinquantadue anni che vive con la mamma, da cui è letteralmente plagiato. Mi fa tenerezza il Benelli che è un po’ timido, si presenta sempre con un pacchettino di pastarelle, e non sempre vuole la prestazione, ma solo parlare e si sfoga, si sfoga su questa spalla con top ridotto, e un po’ mi fa tenerezza. Tutte le settimane e sempre alla stessa ora arriva puntuale come la morte il dott. Martini, marito frustrato perché ha una moglie pia, devota, direi monacale. Lui invece ha un po’ di voglie pruriginose, ogni tanto si presenta con la busta della spesa, perché prima di venire da me passa al sexy shop, e io che non ho più vent’anni mi devo mettere a fare il geco per accontentarlo, ma con quello che mi paga ho risolto alla grande la rata della scuola del più piccolo, e la macchinetta per i denti del grande la sto pagando a rate.

Il mio cliente migliore è un architetto originario di Napoli, single e pure lui vive con mammà! Lo vedo pure due volte alla settimana, paga bene, infatti, ho preso la lavatrice nuova, perché la vecchia stava insieme con la colla, e ho pure un commercialista come cliente, ma non vuole quasi mai consumare, mi racconta i suoi guai, a volte piange pure, e a me interessa poco, l’importante è che paghi e soprattutto che io riesca a pagare le bollette.

Ogni tanto, una volta al mese se va bene vedo l’Umberto il meccanico, che s’è dovuto sposare per aver ingravidato la figlia della Ines, quella del negozio di scarpe in centro, pure lui è frustrato e insoddisfatto per la situazione in cui si è messo e viene da me.

Io non ho nessuno che ascolti i miei guai, e un’altra cosa che mi manca è una persona con cui parlare, ecco cosa mi manca.

I peggiori clienti sono gli sbruffoni, violenti, degli autentici maiali. Li mando via i tipi così e li faccio correre, ma a volte quando la serata è magra bisogna fare buon viso a cattivo gioco, mando giù il magone, spero che non mi accada niente, e in momenti del genere non mi sento più donna, la dignità va a farsi benedire, e il freddo nel cuore si fa gelo. Quando torno a casa con i piedi doloranti, scendo dai trampoli, mi faccio un pediluvio e mi sgrasso dal trucco, dagli odori, e da quelle vite, cerco di scalarmi il cuore, ma lui rimane sempre un po’ freddo, però sono felice d’essere a casa, finalmente al sicuro. Mi domando se sono o se tornerò mai ad essere una donna normale, e questa sensazione cerco d’afferrarla quando mi vesto da donna/mamma, vado a fare la spesa senza trucco, incontro la moglie del dott. Martini che prende la mozzarella più insipida e capisco molte cose. Giro per gli scaffali, a volte mi sento osservata, parlo con le casalinghe, e mi sento normale.

In quei momenti non penso ai pericoli che corro di notte, poi però vedo le locandine dei giornali, e ai titoli di cronaca. Mi torna in mente Nadia, una collega russa che misero sulla strada dei suoi connazionali senza scrupoli, una poveretta che hanno trovato mesi fa a pezzi in un fosso dentro una busta di plastica nera, e allora qualcosa mi morde il cuore perché aveva ventidue anni e penso che potrebbe capitare pure a me e allora che farebbero i miei figli?

Torno a casa, preparo la cena e il tramonto mi fa sempre un po’ paura.

Mi manca una vita normale, ecco quello che non ho.