LA FILASTROCCA

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Estate 1978

 

“Facciamo un castello?” domanda Eva.

“Sìì!” rispondono in coro Astra e Selene.

“Corro a prendere le palette, le formine e il secchiello” grida entusiasta Selene correndo verso l’ombrellone.

Le sue amiche osservano la riva per scegliere il punto migliore per il loro progetto. Selene saltellando, un po’ per l’entusiasmo e un po’ per la sabbia bollente, arriva all’ombrellone dove le mamme hanno già risposto la borsa-frigo all’ombra e si stanno rilassando al sole. Le sedie a sdraio ondeggiano alla brezza del mare. Con un gesto veloce la bimba afferra i giochi per tornare di corsa dalle amiche. Sta correndo veloce sulla sabbia rovente e un bambino più alto di lei con il costume rosso e nero, le sbarra la strada. Selene cerca di scansarlo in velocità, ma lui è ancora più svelto e le blocca il passaggio.

“Dove credi di andare?” le urla guardandola dall’alto verso il basso, cercando di alterare la voce per sembrare ancora più grande.

“Dalle mie amiche, perché?” risponde Selene fingendo sicurezza, ma senza guardarlo in faccia.

“Adesso mi dai le palette! Sono mie, me le hai rubate!” urla di nuovo.

“No! Sono mie, me l’ha comprate la mia mamma!” si lamenta Selene.

“Bugiarda!” e dandole uno spintone la fa rotolare sulla sabbia calda strappandole le palette.

“Ahi! Cretino” piagnucola la bimba, ma il bambino dal costume rosso è già sparito. Le spuntano due grandi lacrime negli occhi verdi mare che scorrono lungo le guance rosse per il sole caldo e per la rabbia. Astra ed Eva che hanno assistito alla scena dalla riva si precipitano a soccorrerla.

“Ma che voleva quello scemo? Ti ha fatto male? Perché ti ha preso le palette?” chiede Astra preoccupata.

“Dice che sono sue e io gliele ho rubate! Ma non è vero!”

“Gliela facciamo pagare adesso!” sentenzia Eva presa da un impeto di rabbia per la prepotenza subita dall’amica del cuore.

“Ma lui è più grande…” piagnucola Selene ancora spaventata.

“Si, ma noi siamo in tre!” ribatte Eva ancora più arrabbiata “Ora ci penso e poi gliela facciamo vedere noi cosa vuol dire fare il prepotente!”

Intanto Astra abbraccia Selene e la consola. Eva scruta la riva e si accorge che il bambino con il costume rosso e nero è curvo sulla battigia intento a scavare una buca con le palette rubate.

Come se improvvisamente avesse avuto un’idea geniale, sussurra alle amiche: “ Venite con me e fate come vi dico io!”

Si avvicinano al bambino di spalle ed Eva grida forte: “Ehi tu!Restituisci le palette alla mia amica!”

Il bambino preso di sorpresa, si alza e si gira di scatto ed Eva si accorge che poi  non è così tanto più alto di lei. “Ridagliele!” incalza Eva sfruttando la sua rabbia e si accorge che il suo nemico ha i piedi sull’orlo della buca. Il bambino sorride perfidamente e con aria di sfida le risponde con sicurezza:

“E tu chi sei? Che vuoi da me?”

Eva lancia un’occhiata alle amiche e con lo sguardo indica loro la buca ai piedi del bambino. Astra e Selene furtivamente girano intorno al ragazzino e si posizionano alle sue spalle. Sorpreso dall’accerchiamento delle ragazzine, il bambino-bulletto si distrae un attimo ed Eva, con balzo da gatto lo spinge all’indietro. Astra e Selene lo afferrano per le spalle e, in un secondo, il bambino dal costume rosso e nero si ritrova con il sedere nella buca e le gambe per aria. Un’oda s’infrange e lo ricopre fra le risate generali.

Eva si china a riprendere le palette e trovandosi faccia a faccia con il perdente non più arrogante ormai, gli fa una sonora  e vibrante pernacchia. La soddisfazione di aver lavato un’ingiustizia non ha eguali e le bambine si allontanano abbracciandosi. Eva guarda Selene negli occhi verde mare ora sorridenti e le dice: “Nessuna può fare del male ad una di noi, saremo amiche per sempre! Come i tre moschettieri: una per tutte e tutte per una!”

“Bello! – sorride Astra – ma chi sono i tre mo…mo…moscherittieri?”

Selene ride, ma con aria saggia ribatte: “Tre guardie delle Regina di Francia”

“E come le conosci?” chiese ingenuamente Selene.

“Ma no! E’ una storia che mi ha letto la mia mamma, un giorno te la racconto!”

“Facciamolo anche noi un giuramento – esclama entusiasta Astra – “Sii!” le fa coro Selene.

“Va bene – conclude Eva – conosco una filastrocca, diamoci la mano e tuffiamoci in mare!”

“Filastrocca, filastrocca incantata

 fa che la nostra amicizia sia sempre incatenata

 Acqua salata, acqua di mare

 Nessuno ci potrà mai separare.”

Splash!

 

Primavera 2012

 

Eva guarda l’orologio, mancano pochi minuti alle 13,00. Si alza dalla scrivania del suo ufficio ed esce dalla stanza in silenzio. I colleghi, ancora indaffarati, neppure le rivolgono uno sguardo né la salutano.

Eva scende le scale e sente il nodo che sale in gola, è il suo ultimo giorno di lavoro.

Astra sta aiutando una cliente indecisa a scegliere un abito, allunga lo sguardo sull’orologio e si accorge di essere in ritardo. Sorride alla signora e le consiglia l’abito nero che la snellisce accompagnandola alla cassa in tutta fretta. Fa segno alla collega che deve scappare e saluta la signora complimentandosi per l’ottima scelta.

Selene apparecchia la tavola, spegne i fornelli, si sofferma a dare un’occhiata alla cucina e poi controlla l’orologio a pendolo in corridoio: è l’ora! Sfila il grembiule da cucina, infila gli stivali, il cappotto e la sciarpa, ma passando di fronte allo specchio si accorge che ha bisogno di indossare gli occhiali scuri. Non può proprio presentarsi in quello stato senza un paio d’occhiali da sole! Chiude la porta d’ingresso e inforca la bicicletta. L’aria è frizzante, la primavera è appena cominciata e poi oggi è venerdì.

Venerdì il paese è in fermento, c’è il mercato nelle vie principali del centro storico. Le donne affollano le strade e colgono l’occasione per trovarsi con le amiche. Selene pedala veloce, l’aria fresca le gela le mani, ma gira nel vicolo dietro la chiesa ed è arrivata, l’appuntamento è lì, come tutti i venerdì. Il campanile della chiesa batte l’ora.

“Ciao Selene”

“Ciao Astra, Eva è con te?”

“No, penso stia arrivando. Intanto entriamo, c’è un venticello gelido qui fuori!”

“Si, hai ragione!”

Il piccolo bar della piazza è sempre affollato il venerdì. Un dolce profumo di paste e caffé le investe:

“Buongiorno ragazze! Sempre puntuali all’appuntamento del venerdì, ma dov’è Eva?”

“Sta arrivando – risponde Astra – preparaci il nostro aperitivo, ci sediamo laggiù, quando arriva Eva dille che siamo a quel tavolo.”.

“Senz’altro ragazze, arrivo subito da voi”.

Dopo pochi minuti la porta del bar si apre nuovamente ed entra Eva, pallida e con l’aria distratta di chi non ha voglia di parlare. La barista subito la saluta:

“Buongiorno Eva! Non è una buona giornata oggi, vero?”

“Non molto – risponde Eva – le ragazze sono già arrivate?”

“Si, hanno già ordinato e ti aspettano la infondo”.

Eva ringrazia e si avvia al tavolo delle amiche. Si siede con aria esausta e sospira:

“E’ finita. Da domani sono ufficialmente disoccupata!”

Selene indossa ancora gli occhiali scuri, Astra cerca di consolare Eva e le dice:

“Una soluzione la troviamo, vedrai che non durerà a lungo, noi non ti abbandoniamo, lo sai, non ti preoccupare!”

Eva è pallidissima, sull’orlo di una crisi di pianto: “E’ incredibile che, dopo tanti anni, ti liquidino in questo modo! E poi non sono più giovane, adesso, come faccio?”

“Hai ragione – insiste Astra – ma disperarsi non serve, adesso calmati e poi insieme pensiamo ad una soluzione, ok? Diglielo anche tu, Selene!”

Selene resta in silenzio, dietro i suoi occhiali scuri. Astra alza gli occhi per cercare di capire perché Selene non l’aiuta a consolare l’amica. Per un attimo la confusione delle voci del locale, prende il sopravvento, nessuna di loro parla. Ognuna chiusa nei suoi pensieri. Il minuto interminabile Ë bruscamente interrotto dall’arrivo di Susy, la barista.

“Ragazze, il vostro aperitivo. Ma che sono queste facce?”

“Lascia perdere, Susy, non è giornata!” risponde Astra che sembra l’unica ad avere ancora il dono della parola.

A questo punto Astra con aria severa si rivolge a Selene: “Mi dici perché non ti levi gli occhiali qui dentro e perché non parli? Ho bisogno anche del tuo aiuto!”

Selene fa una piccola smorfia con le labbra strette, non è truccata oggi. La fossetta del mento comincia a tremare e scendono due lacrime da sotto le lenti scure. Prima che Astra aggiunga qualcosa, con il dito indice fa scivolare gli occhiali e sul suo occhio destro compare una larga macchia violacea che fa contrasto con i sempre bellissimi, occhi verde mare.

“Che cosa Ë successo? – esclama Astra – come hai fatto?”

Eva alza la testa e vedendo l’enorme livido sull’occhio di Selene, con aria fredda dice:

“Faresti meglio a chiederle chi è stato!”

Astra incredula si rivolge a Selene: “ E’ così? E’stato qualcuno?”

Selene annuisce ed ora le lacrime scorrono senza ostacoli, il nodo è stato sciolto. Selene racconta del diverbio avuto con Giacomo, il bambino dal costume rosso, che da oltre 15 anni è suo marito. Di come non ha potuto difendersi dalla sua forza, di come le sue parole non fossero più udite e le urla avessero preso il sopravvento. Racconta come lo schiaffone sia partito violento e ben assestato con l’intento di farla tacere, perché era più urgente farla tacere che ascoltare le sue motivazioni.

Astra la abbraccia con calore e le sussurra: “ Scusami non avevo capito! Non ho mai pensato che fossi a questo punto!”

Selene si soffia il naso. “Non importa”! Non l’ho mai detto a nessuno, ma non è la prima volta!”

Eva ancora pallida ha la stessa espressione di tanti anni fa, perché la prepotenza e la violenza non le ha mai sopportate.

“Glielo farò pagare anche questa volta!” sibila piena di rabbia.

“Non siamo più bambine, Eva, non basterà dargli uno spintone questa volta!” osserva Selene con gli occhi bassi.

“No, infatti, siamo donne adesso! Tu lo devi denunciare!!” aggiunge Eva con voce che sembra ora di metallo.

“Io non ho un lavoro, sono casalinga, ricordi? Non posso vivere senza un lavoro, non posso mantenermi, non posso pensare a mio figlio! Come credi che possa cavarmela, d’ora in poi, se decido di andarmene? Tu sei stata appena licenziata e Astra vive  appena con suo lavoro di commessa a tempo pieno, come credi che me la posso cavare?” risponde Selene arrabbiata con se stessa e con l’amica che sembra sempre sicura di sé.

Ad interrompere l’attimo drammatico, arriva Susy, che incurante delle facce scure delle sue tre clienti si siede al tavolo.

“Ragazze! Mi trasferisco in Costa Rica! Mio figlio Alberto ha preso in gestione un locale ed ha bisogno del mio aiuto. Ragazze, vi saluto e ci rivediamo l’anno prossimo, se ci rivediamo!”

Eva cambia espressione, la sua rabbia si trasforma in un sorriso beffardo che guarda Selene con aria d’intesa. Selene si affretta rimettere gli occhiali per nascondere l’offesa e Astra fissa Susy con aria interrogativa:

“Scusa, ma chi gestirà il locale d’ora in poi?”

Susy allarga le braccia appoggiandosi allo schienale della sedia:

“E’ per questo che ho bisogno del vostro aiuto, no? Chi meglio di voi, può aiutarmi a trovare la persona adatta?

Eva prende la parola: “Lascia che ci pensiamo un attimo, Susy”.

“Lo sapevo che potevo contare su di voi!” esclama alzandosi per tornare al suo lavoro.

“Facciamo un brindisi?” propone Eva.

“A cosa brindiamo?” chiede Astra.

“A noi, che ne dici Selene?”

Astra rimane sorpresa e guarda Selene che si è appena levata gi occhiali, mostrando il suo enorme livido. Solleva il bicchiere dal tavolo e beve in un sorso.

“Ti accompagno a casa, Selene!” afferma Eva.

“Non importa! Poi se Giacomo è in casa, magari s’innervosisce e litighiamo di nuovo, meglio di no.”.

“Come vuoi, ma non sono tranquilla!”

“E’ già successo, altre volte ti ho detto, ma poi si calma!”

“Non è una buona ragione per non denunciarlo!”

Selene resta in silenzio, si sente a disagio, si rimette gli occhiali e si alza. Le ragazze pagano il conto e la seguono. Fuori del locale, si salutano, ognuna torna alla sua vita, ognuna con la propria amarezza.

Un urlo di sirena squarcia la notte fonda, Eva si sveglia di soprassalto con il cuore in gola, ha un brutto presentimento. Si alza dal letto, non riesce a prendere sonno, decide di farsi una tisana, prende il cellulare nella borsa e lo accende. Nessun messaggio, nessuna telefonata, forse è solo un brutto pensiero. Beve la sua tisana bollente e si rannicchia sul divano sotto la coperta, insieme al gatto Pedro, che comincia a fare le fusa.

La mattina seguente si sveglia dolorante, il divano non è proprio il massimo, ma per lo meno ha dormito qualche ora. Decide di farsi una doccia lunga e rilassante e poi passare a trovare Selene, chissà che cosa è successo stanotte, il pensiero non se n’è ancora andato. Accende la radio:

“Orribile omicidio nella notte: una donna di nome Selene Giurati è stata trovata strangolata nella sua casa, il marito ha confessato di averla uccisa in un eccesso di rabbia, sembra che lei fosse intenzionata a separarsi”.