Tutti in fila per volare, proprio come due secoli fa. La Compagnia della Mongolfiera di Brugherio, costituitasi da qualche mese, ha permesso ai piccoli brugheresi del centro estivo di provare l’ebbrezza di un volo d’altri tempi, a bordo di una mongolfiera.
Ieri pomeriggio, lunedì 27 giugno, il centro sportivo di via S.G. Bosco ha ospitato, a partire dalle 17, tutti i bambini che hanno voluto sperimentare l’emozione dell’ascensione. A turno i piccoli sono stati fatti salire sulla navicella e fatti alzare in volo. Solo pochi metri, in realtà, ma sufficienti per vivere un’esperienza che solo un volo di questo tipo permette.
E se questa volta la prova era rivolta ai giovani, non mancheranno occasioni per gli adulti, visto che l’associazione, nata l’11 aprile scorso, ha tutta l’intenzione di tener vivo nei brugheresi, nei martesani e brianzoli, ma anche in tutto il mondo, una verità che in pochi conoscono: la prima ascensione italiana in mongolfiera si è svolta proprio a Brugherio, a Moncucco per l’esattezza, nel 1784.
“L’ho scoperto per caso – racconta il presidente della Compagnia della Mongolfiera, l’ex assessore Roberto Pirruccio – Ero assessore alla Cultura e, per una fortunata serie di coincidenze, cono venuto a conoscenza di questa notizia. Così, nel 1984 ho festeggiato il bicentenario della prima ascensione, a cui ha partecipato anche l’allora ministro ai Beni culturali Giovanni Spadolini. Da allora, l’amore per il pallone non mi ha mai abbandonato”.
Il sogno di Pirruccio è quello di far sì che il ricordo non si perda mai più, di tener viva la memoria di questo primato nella città, nelle scuole, in bambini e adutli. Ma soprattutto il sogno è quello di “copiare” la città francese di Le Puy En Velay, città gemellata con Brugherio che, guarda caso, ospita ogni due anni il meeting internazionale di mongolfiere.
“Che meraviglia sarebbe poter vedere volare sulla Martesana e la Brianza decine di mongolfiere provenienti da tutto il mondo!”.
I FRATELLI MONTGOLFIER E IL CONTE PAOLO ANDREANI. Tutti conoscono i fratelli Montgolfier, da cui deriva appunto il nome del pallone aerostatico. Era il 1783 quando l’ “Aerostate Révellion” (come lo chiamarono) venne fatto volare davanti a una folla raccolta nel palazzo reale di Versailles, davanti a Re Luigi XVI e la Regina Maria Antonietta. A bordo c’erano i primi aeronauti viventi: una pecora, un’oca e un gallo, collocati in un cesto appeso alle corde del pallone.
In quel periodo, un italiano, il conte Paolo Andreani, estasiato dall’impresa dei Montgolfier, decise di replicare in Italia, nella sua villa di campagna a Moncucco. Aveva solo 20 anni, ma era già espertissimo di questioni aeronautiche. Il pallone con cui volò nella primavera del 1784 lo aveva progettato e costruito lui stesso. Nella navicella presero posto, insieme a lui, due servitori del nobile lombardo. Il pallone si levò fino all’ altezza di 400 tese e sparì nelle nubi. Il viaggio durò 25 minuti. I tre trasvolatori rimisero i piedi a terra sul territorio di Caponago, nelle campagne vicino Carugate, dopo aver percorso tre miglia: proprio lì esiste un posto chiamato “el murun del ballon”, il gelso del pallone.
Le cronache di allora raccontano che i curiosi che si spostarono verso Brugherio per assistere all’evento furono migliaia, tanto che a Milano si faceva fatica a trovare una carrozza per raggiungere Moncucco.
Eleonora D’Errico