“Vendola è gay, non votatelo!”. La fatwa dell’Imam di Segrate arriva giusto in tempo, a pochissimi giorni dalle elezioni che vedranno recarsi alle urne i cittadini di cinque Comuni della Martesana e, tra gli altri, anche del Comune di Milano.
E’ proprio a queste elezioni che ha fatto riferimento Ali Abu Shwaima, Imam della seconda moschea d’Italia per importanza dopo quella di Roma, quando nei giorni scorsi, parlando alla comunità musulmana milanese, ha chiesto ai musulmani che parteciperanno alle elezioni di non votare per il partito di Nichi Vendola, Sel (Sinistra e Libertà), che a Milano candida Davide Picardo (tra l’altro musulmano). Il motivo? L’orientamento sessuale del leader di Sel che per la religione musulmana sarebbe un peccato.
L’Imam ha spiegato che non ha niente contro gli omosessuali, ma ha anche aggiunto che la loro condotta non va d’accordo con l’etica dell’Islam e quindi, un partito che accetta un tale fatto, non può essere sostenuto.
Sono circa 100mila i musulmani aventi diritto al voto a Milano. Tra l’altro, la lista di Sel ha candidato per il Comune, oltre a Picardo, anche Paolo Abdullah Gonzaga e Omar el-Sayed.
La risposta di Vendola e di Sel è stata affidata a una nota dell’ufficio stampa del partito: “E’ evidente – si legge – che la posizione dell’ imam di Segrate è l’altra faccia dell’arretratezza culturale sui temi dei diritti civili e del rapporto tra religioni. Da una parte Giovanardi e Borghezio dall’altra l’imam di Segrate non fanno fare un passo in piu’ al rispetto reciproco, alla civilta’ nei rapporti tra mondi troppo spesso divisi da pregiudizi e da ottusità”.
“Siamo comunque ottimisti – conclude la segreteria nazionale di Sel – confidiamo nell’intelligenza degli elettori italiani, al di la’ dei loro orientamenti culturali, religiosi, sessuali. Verra’ da loro una risposta matura a queste ennesime sciocchezze”.
Intanto da più parti sono arrivati i commenti all’affermazione dell’Imam, anche da esponenti delle differenti comunità musulmane, che hanno definito isolata l’opinione di Alì Abu Shwaima.
E.D.