Più di due ore per decidere se e come far festa il 17 marzo, giorno in cui ricorre l’anniversario dell’Unità d’Italia. Due ore per non concludere nulla. È stato un Consiglio comunale infuocato quello di lunedì 28 febbraio, indetto in seduta straordinaria per affrontare il tema degli eventi da organizzare per il 17 marzo. La minoranza infatti ha presentato una mozione per chiedere al sindaco Claudio D’amico e alla Giunta di organizzare una celebrazione adeguata per l’evento, per il quale l’Amministrazione invece non ha messo in calendario nessun appuntamento.
I consiglieri, riunitisi in sala consiliare alle 15, hanno parlato (e urlato) per quasi tre ore, senza concludere nulla.
In particolare nella mozione presentata da tutti i gruppi seduti ai banchi dell’opposizione si parlava di un corteo presieduto dalle più alte cariche cittadine.
I primi fuochi si sono accesi quando il consigliere Enrico Maria Giarda (Lega Nord, Pdl, D’Amico Sindaco), parlando per la maggioranza, ha dichiarato di essere d’accordo con la mozione, ma di voler sostituire il corteo con un evento culturale. Una contenuta risposta del consigliere d’opposizione Emma Squillaci (Progetto Cassina Sant’Agata) gli ha fatto da eco, suggerendo di aggiungere una “e” alle due proposte, nel senso di poter organizzare entrambi gli eventi.
“Non ci piace fare economia sulla celebrazione di eventi di questa portata”, ha chiosato Alessandro Patella (Cittadinanza e Cambiamento), mentre Maurizio Attanasio (Lista civica Cassina – Sant’Agata) ha aggiunto: “Queste discussioni sono inutili, vogliamo capire veramente qual è la posizione del sindaco, se la Lega non è d’accordo col celebrare questa festa per motivi ideologici lo dica chiaramente”.
“Siamo stati noi del PDL a proporre un festeggiamento a livello nazionale – ha ribattuto il consigliere Giarda – siamo contrari a un corteo perché non ci sembra un evento che possa coinvolgere l’Amministrazione, ho già presenziato a molti cortei e la partecipazione è sempre scarsa, se volete organizzarne uno come partito, nessuno ve lo vieta”.
“Dare una connotazione solo culturale e non celebrativa all’evento, implicherebbe inevitabilmente proporre la ricorrenza come un qualcosa di antico, passato – ha risposto ancora Patella – Queste celebrazioni invece riguardano tutti e devono avere lo scopo di rafforzare il senso civico dei cittadini”.
L’opposizione, per bocca di diversi consiglieri, ha poi rincarato la dose, accusando il Pdl di essersi piegato alla Lega, e così facendo ha scatenato le ire del consigliere Fabio Corleo (Lega Nord, Pdl, D’Amico Sindaco): “L’unico scopo di questo emendamento è quello di mettere in difficoltà la maggioranza, ma noi non abbocchiamo”, ha commentato, sottolineando che “mille euro, per un corteo non si possono spendere”. Poi, tra le urla della minoranza che lo accusava di “dare dati assurdi”, Corleo ha abbassato il tiro, parlando di 500 euro, ma ormai il caos era già dilagato, e i due schieramenti, per chiarirsi le idee, si sono presi una pausa agli angoli.
Dopo poco più di cinque minuti Patella è ritornato con due nuovi emendamenti come ramoscello d’ulivo, “Accettiamo un evento culturale a due condizioni – ha spiegato – la prima è che si svolga il 17 marzo nelle sale consiliari, la seconda è che all’evento presenzino le due maggiori cariche del paese, ovvero il Sindaco e il Presidente del Consiglio”.
Subito Giarda, con tono questa volta pacato, ha spiegato che il Presidente del consiglio, Enza Corbu, sarà in vacanza il 17 marzo, e ha chiesto quindi alla minoranza di ritirare l’ultimo emendamento. Ma, dura, la minoranza ha respinto la proposta, replicando che la presenza a un evento di questo tipo è una delle mansioni fondamentali della carica.
A questo punto il Sindaco, che fino a questo punto si era limitato ad osservare l’arena dall’alto, ha preso parola, e dopo aver chiarito la posizione della Lega a livello nazionale, d’accordo con le celebrazioni ma non con la festività lavorativa del giorno, è entrato nel dibattito consigliare: “Trovo che stiamo scivolando nell’assurdo, nessun emendamento può costringere un cittadino a presenziare a un evento, se parteciperò sarà perché lo vorrò io, non perché mi costringerete voi, e lo stesso vale per il Presidente del Consiglio. E comunque noi siamo la maggioranza e noi decidiamo come si celebrerà la festa”.
La minoranza, allora, ha ritirato l’emendamento da cui si era partiti, e ha fortemente criticato il modus operandi della Giunta. La seduta si è conclusa quindi con un nulla di fatto e con la domanda retorica del consigliere Squillaci: “Se la posizione di questa Giunta è: noi siamo la maggioranza noi decidiamo, mi chiedo quali siano ormai le funzioni di questo Consiglio”.