Clima teso durante il Consiglio comunale di lunedì 8 novembre: maggioranza e opposizione si sono confrontate sui punti in programma, dando vita ad un dibattito intenso e spesso fuori controlloIn particolare, gli animi si sono accesi in occasione della mozione proposta da alcuni consiglieri dell’opposizione su una “moratoria cittadina delle pubblicità lesive della dignità della donna”. Il testo, promosso da una campagna dell’Udi (guarda il video servizio realizzato da Fuori dal Comune), prende spunto da una relazione della Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere del Parlamento Europeo che ha evidenziato come la pubblicità alimenti gli stereotipi di genere, determinando un impatto negativo sulla parità e producendo nei soggetti un processo di “oggettificazione” del corpo delle donne e degli uomini.
Lo scopo della mozione, presentata dal gruppo consiliare Progetto Cassina Sant’Agata, come spiegato dal capogruppo Emma Squillaci, era “richiedere una corretta informazione sulle forme di violenza nei confronti delle donne e vietare l’affissione negli impianti di proprietà comunale di messaggi pubblicitari lesivi della dignità di genere” (scaricate qui il testo completo della mozione). Il consigliere Alessandro Patella ha inoltre proposto alcune modifiche per rendere più pratico ed efficace il documento, trovando consenso negli altri colleghi dell’opposizione.
La risposta della maggioranza è stata affidata all’assessore alla cultura e alle politiche della famiglia Enrico Chiesura, che ha proposto di emendare il documento sostituendo l’espressione “identità di genere” (ripetuta spesso nel testo) con “identità sessuale”.
Chiesura ha sottolineato che “il termine “genere” non sarebbe corretto in quanto espressione di una scelta personale dell’individuo, mentre a livello biologico si dovrebbe parlare di sessualità“. Inoltre non c’è stato accordo sul divieto di affissione, poiché potrebbe essere interpretato come un atto di censura.
Le parole dell’assessore hanno suscitato un forte disappunto nel consigliere Emma Squillaci, principale promotrice della mozione, che si è rivolta con toni molto duri nei confronti degli emendamenti proposti dalla maggioranza, considerando “inaccettabile e discriminatoria” la distinzione semantica tra “genere” e “sessualità”.
Anche altri consiglieri dell’opposizione sono intervenuti per evidenziare come il significato originale della mozione sarebbe stato stravolto per mere ragioni ideologiche.
Dopo un breve conciliabolo con i colleghi di Giunta, l’assessore Chiesura ha ribadito la richiesta di emendamento, criticando la Squillaci per la sua reazione ritenuta “eccessiva”. Con le due parti arroccate sulle proprie posizioni, la mozione è stata infine ritirata.
Matteo Medei