Le origini, la storia e le tradizioni di Ronco si sono cristallizzate, e personificate nel monumento “tempo contadino”, che è stato presentato alla città domenica 12, durante la festa del borgo, che come ogni anno si è svolta tra gioia, armonia e scalpiti d’asini. Il sindaco Eugenio Comincini e altri esponenti della giunta, nel tardo pomeriggio hanno scoperto il monumento commissionato allo scultore milanese Vincenzo Balena. “Quando lo scorso anno inaugurammo la rinnovata piazza di Ronco, prendemmo un impegno, ascoltando quella che era una richiesta di tanti cittadini, per un segno di ricordo alla civiltà contadina, che tanto ha caratterizzato Ronco, dalla sua nascita”. – “Un mestiere antico e nobile, quello legato alla terra, che riteniamo ancor più valido ricordare oggi, dopo la consistente trasformazione urbanistica degli ultimi anni” così il sindaco ha presentato l’opera ringraziando poi “uno dei pochi imprenditori mecenati rimasti” Giuseppe Bianchi, ideatore e promotore dell’iniziativa.
L’opera, che simboleggia il lavoro dei campi nell’alternarsi delle stagioni è stata svelata a noi profani dalla giornalista e critica d’arte Chiara Gatti, che si è soffermata molto sul carattere bucolico e atemporale dell’opera. “Balena nella sua archeologia del contemporaneo, sembra sottrarre al tempo i sensi stessi della terra, i suoi umori, i profumi le tonalità, sigillando tutta la vita in quel cerchio magico che ancora registra il passare delle stagioni, in una nuova odierna materia fossile, dove la pietra ha lasciato spazio al cemento, e il legno dell’aratro preistorico all’acciaio corten di una lama moderna, mezzaluna affilata a corona del disco.” – “ E’ una narrazione epica dell’uomo e del suo rapporto con la natura, dei tempi contadini sereni e allo stesso tempo austeri”.
L’autore, Vincenzo Balena, è un noto artista milanese, uno scultore che dagli anni 70 a oggi ha realizzato a numerose mostre e gallerie d’arte a Milano e non solo. In molti, da giornalisti a critici hanno scritto sul lavoro di Balena, in particolare vale la pena ricordare le parole di Luigi Moneghini, che sembrano mostrare l’anima con cui l’autore ha creato il monumento presentato a ronco, “L’opera di Balena è atemporale, appartiene a un non tempo, al tempo dell’arte appunto. Sfugge alle imprecise e parziali allocazioni, alle altrettante dispute legate alla crisi o al malessere presunto di un linguaggio, quello della scultura”. –“Se non vivessimo in una realtà così semanticamente confusa, ossessivamente prigioniera di un linguaggio che non si fa lingua, di uno stinto, impalpabile idioma, verrebbe di affermare e, conseguentemente, condividerne il gesto, che Vincenzo Balena appartiene alla nobile stirpe dei guerrieri senza tempo”.